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Il Sistema Sanitario come un treno che corre in discesa senza freni

Immagine del redattore: infermierecataniainfermierecatania

La situazione del sistema sanitario italiano in crisi e l’influenza dei vari fattori che spingono la sanità pubblica verso la catastrofe.

La sanità pubblica italiana è in crisi. Questo è un dato di fatto che emerge con forza sempre maggiore, con una frequenza che fa quasi pensare ad una costante. Nonostante i progressi degli ultimi anni, il sistema sanitario nazionale sembra essere ancora in difficoltà, nonostante gli sforzi di governo. Le risorse messe a disposizione della sanità dal 2020 pari a circa 11 miliardi di euro, insufficienti a coprire i 37 miliardi di euro di tagli eseguiti tra il 2010 e il 2019. È inoltre pacifico considerare almeno la metà di questi stanziamenti non come un recupero sui tagli ma bensì come la sola copertura degli aumenti di costi dal 2010 ad oggi.



l ruolo del privato

Ma qual è la ragione di questo declino? Molte sono le cause. Una di queste è sicuramente la crescita del settore sanitario privato, che sta erodendo gradualmente la forza della sanità pubblica. Negli ultimi anni, infatti, si è assistito ad una massiccia presa di posizione da parte del privato nel campo della salute. I privati, infatti, hanno messo a disposizione dei pazienti un’offerta sanitaria alternativa, offrendo servizi a pagamento che spesso garantiscono prestazioni più rapide e di maggior qualità rispetto a quelle del sistema pubblico. Questa è una tendenza che si sta affermando sempre più, a discapito della sanità pubblica.

In realtà quello che non si vede è che il privato non prende e/o non entra in ambiti di prestazioni dove i margini di guadagno sono minimi e/o i rischi elevati. In sostanza prende solo la parte nella quale è più facile fare profitti, dove i costi sono più gestibili e i rischi più bassi lasciando al pubblico il resto. Senza considerare che anche quando il cittadino paga le prestazioni private queste godono comunque della detrazione fiscale al 19% e tolgono risorse alla finanza pubblica che è il conto dal quale si traggono le risorse anche per il sistema sanitario nazionale.



Il gap tra sistemi regionali

Ma la privatizzazione non è l’unico problema. Il divario tra i vari sistemi sanitari regionali rappresenta un’altra grande sfida per il sistema sanitario italiano. Infatti, non tutti gli ospedali e le strutture sanitarie presenti in Italia sono uguali. Alcune regioni hanno un’offerta sanitaria più avanzata e di maggior qualità rispetto ad altre. Questo crea un problema di disuguaglianza nell’accesso ai servizi sanitari, che riguarda soprattutto le persone più povere o che vivono in zone disagiate. È necessario quindi uniformare la qualità dell’offerta sanitaria in tutto il Paese, per garantire a tutti i cittadini gli stessi diritti.

Lo scenario variegato tra regioni, divise sostanzialmente in blocchi nord e sud, non solo non rispetta il principio di uguaglianza che è uno dei pilastri del nostro SSN, ma alimenta il fenomeno della migrazione dei pazienti verso nord aumentando ulteriormente il gap tra i due blocchi. Anche in questo contesto la sanità privata trova terreno fertile riuscendo ad accaparrarsi ancora più prestazioni di basso costo rispetto al nord dove, seppure lunghi, i tempi di attesa rimangono per molti ambiti ancora accettabili dalla popolazione.


Medici gettonisti

Inoltre, c’è un problema che riguarda i medici gettonisti. Questo fenomeno riguarda i professionisti che, stanchi delle condizioni lavorative del sistema sanitario pubblico, scelgono di passare ad un regime lavorativo a prestazioni in regime di libero professionista a partita iva. Nel dettaglio avevo già scritto poco tempo fa l’articolo Sanità a gettone che descrive nel dettaglio questo fenomeno con le cause ed i problemi che sta generando in particolare nei pronto soccorso di tutta la penisola.

Questo fenomeno contribuisce a una deriva privatistica della sanità pubblica, che va contro il principio di eguaglianza nella fruizione dei servizi sanitari. Inoltre, ci sono anche professionisti che, invece di cercare di migliorare il sistema, si limitano ad approfittarne per fare affari, con conseguenze negative per la qualità del servizio. Va detto che questi sono probabilmente una minoranza e che la maggioranza è composta da professionisti seri vittime di un sistema che non gratifica e non riconosce condizioni lavorative, aspettative di carriera e condizioni economiche adeguate al ruolo ed alle competenze.


La carenza di personale

Un quadro impietoso che emerge da tutti gli osservatori statistici pubblici e privati. Non ultimo il Direttore Generale di AgeNas (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali) Domenico Mantoan in occasione dell’ultimo forum risk management di Arezzo (novembre 2022) che ha mostrato la fotografia di una disorganizzazione complessiva a partire dalla formazione del personale. Manca la programmazione sul personale e Medici, ma ancora di più Infermieri, ne escono come i meno retribuiti in Europa.

Sui medici, inoltre, non pesa tanto il “problema” del numero chiuso dei corsi di laurea visto che siamo lo stato UE che sforna annualmente più laureati. Il report mostra una concentrazione delle specializzazioni in alcuni settori a scapito di altri (vedi medicina d’urgenza) dove i posti rimangono vacanti. Un numero elevatissimo di specialisti ed una quantità di generalisti ampiamente al di sotto della media OCSE. Inoltre l’età media dei medici è tra le più alte dell’area OCSE.



Sugli infermieri si parla invece di carenza assoluta con incapacità attrattiva per la professione che sta portando ad una progressiva riduzione del personale. Si stima servano immediatamente 60.000 infermieri per tamponare la carenza e 150.000 per adeguarsi alla media di infermieri per abitanti dell’area continentale. Solo i pensionamenti ai quali vanno aggiunti dimissioni, trasferimenti all’estero e altre cessazioni, superano il numero complessivo di iscritti ai corsi di laurea. Inoltre le retribuzioni sono tra le più basse dell’area OCSE, fino al 40% in meno (per i medici si tratta del 6%) rispetto a paesi come Gran Bretagna, Germania, Francia e Spagna.0


Le assicurazioni

Le compagnie assicurative, in questo scenario, giocano un ruolo sempre più importante. Infatti, molte persone sono costrette a rivolgersi a queste aziende per coprire le spese mediche. Le compagnie assicurative offrono pacchetti sanitari completi, che spesso includono anche prestazioni escluse dal sistema pubblico. Questo significa che, chi ha la possibilità economica, può accedere a servizi di maggior qualità, mentre chi non ha questa possibilità rimane escluso.

Le assicurazioni dichiarano da anni incrementi delle polizze a due cifre. Le aziende si affidano ad esse per il welfare dei dipendenti ed i cittadini che possono permettersi una polizza assicurativa e risiedono in regioni disagiate dal punto di vista sanitario preferiscono sempre più tutelarsi in questo senso. Ne nasce un circolo vizioso con il numero crescente di polizze che stimola la proliferazione di strutture private le quali attirano professionisti stanchi di lavorare nel SSN con importante riduzione del gettito fiscale e carenza di personale reclutabile dal sistema sanitario pubblico.


Conclusioni

In conclusione, la crisi della sanità pubblica italiana è un problema reale e complesso, che richiede soluzioni integrate e a lungo termine. Le paure di un crollo del sistema nell’imminente futuro non solo sono reali, ma sono una considerazione che sarebbe andata bene a inizio 2022. Oggi, la spirale discendente verso la catastrofe e già in corsa ed in accelerazione. Non è più urgente, è un emergenza vera e propria che va messa al primo punto dell’agenda politica ed affrontata con serietà.

Servono riforme e soldi, ma tanti, tantissimi soldi. Solo in questo modo si potrà garantire a tutti i cittadini un accesso equo e di qualità ai servizi sanitari, senza escludere nessuno dalla copertura sanitaria di base. A meno che non si voglia uscire dalla logica del sistema sanitario nazionale universalistico così come lo abbiamo conosciuto. Questo significherebbe perdere tutti la certezza assoluta che nel momento del bisogno, lo stato garantisca le cure più costose e tecnologicamente avanzate in modo assolutamente gratuito.


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