La visita domiciliare rappresenta la prima occasione di incontro tra i professionisti addetti alla VMD, l’anziano e i caregivers, per il fine ultimo di definire un progetto assistenziale il cui obiettivo primario è il supporto della famiglia che sta affrontando una problematica importante come l’assistenza ad un anziano con demenza e/o non autosufficiente. Ciò richiede una notevole capacità di ascolto, osservazione e profonda attenzione alle dinamiche relazionali tra i membri del nucleo, compreso il rispetto del principio di autodeterminazione delle persona che si incontrano i cui desideri e orientamenti sono da considerarsi di primaria importanza.
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Questo processo dinamico ed interdisciplinare cerca di descrivere i bisogni e le capacità dell’utente e dei familiari relativamente a:
1. Biologia e sanitaria (anamnesi clinica, stato di salute, segni/sintomi malattia ecc…)
2. Psicologica (umore, desideri e bisogni del paziente e dei familiari, stress e fatiche ecc…) 3. Socio-relazionali (condizioni di convivenza, reti informali e formali di aiuto ecc…)
4. Economica e ambientale (condizioni igienico sanitarie del domicilio, limiti strutturali dell’alloggio, confort, possibilità economiche dell’utente ecc…)
5. Funzionale (grado di autosufficienza, capacità di svolgere azioni di vita quotidiana ecc…). La VDM riveste, come già detto, un ruolo importante grazie alla completezza e alla qualità delle informazioni, tuttavia ,condividere l’esperienza valutativa multidimensionale e multidisciplinare in un setting domiciliare risulta di gran lunga complesso. I professionisti sono chiamati ad intervenire esercitando il loro specifico ruolo coniugando la propria analisi con quella effettuata dal collega, rispettando tempi, modi e ritmi, in un contesto che ingigantisce le 25 capacità di ascolto, osservazione, relazione. Va precisato che la valutazione multidimensionale si svolge entro un ora massimo e l’interesse del caregiver tende protendere verso il professionista medico, cui chiedere consigli pratici. I ritmi e i tempi degli altri operatori dell’equipe potrebbero, invece, richiedere tempistiche molto più lente e con diverso ritmo. La linearità “causa – effetto” di alcuni professionisti potrebbe scontrarsi con la “circolarità” e richiede tempi più diluiti nel corso delle prestazioni assistenziali. L’imprinting professionale varia da operatore ad operatore e mette a confronto relazioni supportive, generate da azioni ed interventi concreti, diversamente da altre che fanno leva sul un altro tipo di supporto meno direttivo.
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