Quante volte, in un turno di lavoro, gli infermieri svolgono attività non prettamente legate al loro campo professionale? Attività di segreteria, ritiro dei vassoi del pranzo, pulizia degli ambienti. Si chiamano "non-nursing tasks" e, dal punto di vista degli infermieri, non fanno altro che incrementare la loro insoddisfazione, il rischio di burnout e togliere del tempo prezioso alle cure.
Attività non infermieristiche: frustrazione, burnout e spreco di tempo
Per attività "non infermieristiche" intendiamo tutte quelle pratiche che non prevedono l'uso di conoscenze e competenze infermieristiche e che, pertanto, risultano inappropriate se svolte da un infermiere.
Molto spesso gli infermieri si ritrovano ad utilizzare parte del loro turno di lavoro per svolgere attività "demansionanti", che non ritengono pertinenti al ruolo di professionisti che ricoprono.
Stando al loro punto di vista, questo fenomeno di demansionamento comporterebbe un maggior senso di insoddisfazione in loro, un elevato rischio di burnout e uno spreco di tempo che inciderebbe negativamente sull'erogazione delle cure.
L'Ordine degli Infermieri di Belluno, con la collaborazione dell'Università degli Studi di Udine e con il supporto economico della Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche (Fnopi), ha condotto una ricerca con l'obiettivo di analizzare quanto le non-nursing tasks siano frequenti in una giornata lavorativa di un infermiere e quali strategie possono essere applicate per prevenirle.
La ricerca, pubblicata sul sito ufficiale della Fnopi, è stata elaborata nel periodo tra il 2016 e il 2017, durante il quale è stato somministrato un questionario agli infermieri in possesso delle seguenti caratteristiche:
iscrizione all'Opi di Belluno
lavorativamente attivi al momento dello studio
dipendenti o liberi professionisti
raggiungibili tramite e-mail certificata o tramite i Coordinatori infermieristici delle strutture presso cui lavorano
disponibili a partecipare allo studio
Gli infermieri ritenuti eleggibili complessivamente sono stati 1331 sul totale degli iscritti, ma solo 743 hanno partecipato allo studio. Di questi sono stati analizzati 733 questionari in quanto 10 sono risultati incompleti.
Variabili del questionario
Il questionario, oltre ad indagare le variabili demografiche e professionali degli infermieri, va ad esplorare vari ambiti:
la percezione rispetto al tipo di attività non infermieristica svolta, la ragione per cui tale pratica è stata compiuta e le conseguenze sui pazienti, sulle cure erogate, sull'organizzazione e sulla professione infermieristica
il tempo dedicato alle attività non infermieristiche in relazione alla durata del turno
se e quali strategie gli infermieri hanno applicato per evitare o contenere le non-nursing tasks
Risultati dello studio
Dall'analisi delle risposte al questionario è emerso come la maggior parte degli infermieri svolga quotidianamente attività considerate non infermieristiche per un tempo che equivale ad 1/3 del loro turno lavorativo.
Per quanto riguarda le strategie impiegate per prevenire il fenomeno, più della metà dei partecipanti infermieri ha dichiarato di non aver attivato nessun meccanismo di prevenzione delle non-nursing tasks, solo il 40% circa ha, invece, adottato strategie allo scopo di contenerle o eliminarle.
Tra le strategie maggiormente utilizzate abbiamo la revisione dei processi di lavoro e la discussione in gruppo di possibili soluzioni, seguite dal maturare ore straordinarie e documentare le attività non infermieristiche. La strategia meno utilizzata, invece, è il rifiutarsi di svolgere tali attività.
Diverso è l'ordine se prendiamo come punto di riferimento l'efficacia percepita dagli infermieri delle diverse strategie: al primo posto, in questo caso, abbiamo la maturazione di ore straordinarie, quindi lo svolgimento delle attività infermieristiche fuori dall'orario di lavoro. Discutere delle possibili soluzioni e rivedere sin gruppo l'organizzazione del lavoro sono state percepite come meno efficaci.
Lo studio dimostra come gli infermieri, durante il loro turno lavorativo, occupino 1/3 del loro tempo a svolgere attività che ritengono non attinenti al loro campo professionale e nelle quali non si identificano. Tra queste rientrano, ad esempio, attività di segreteria, ritiro dei vassoi del pranzo o pulizia degli ambienti.
Questo fenomeno chiamato anche "demansionamento", sostiene la ricerca, va a scapito delle cure erogate quotidianamente ai pazienti in quanto gli infermieri, in questo senso, hanno meno tempo da impiegare per l'assistenza infermieristica.
Tuttavia, è emerso che gli infermieri, per contenere gli esiti negativi della mancata assistenza sui pazienti e mantenere adeguato il livello di cure erogate, preferiscono concludere le proprie attività fuori dall'orario di lavoro.
Un consiglio pervenuto dalla Fnopi e riportato dallo studio dell'Opi di Belluno, suggerisce agli infermieri di "non chiedere alle organizzazioni di evitare gli atti "demansionanti" quanto piuttosto di insistere sulla necessità di poter esprimere la propria professionalità, analizzando le attività non infermieristiche internamente alle singole organizzazioni data l'enorme variabilità di modelli formativi, organizzativi, gestibili e assistenziali su cui si basano".
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