Come ampiamente dimostrato l’assistenza domiciliare è un servizio di necessaria importanza in quanto deve far fronte ad una crescente richiesta di gestione delle cronicità a livello territoriale. Il ruolo dell’infermiere è di vitale importanza in un team multiprofessionale, il cui obiettivo è quello di erogare servizi di assistenza domiciliare e di altrettanta importanza per la gestione del paziente che presenta condizioni cliniche sempre più complesse che richiedono competenze sempre maggiori. Oltre che a svolgere servizio di assistenza sanitaria domiciliare di base ed avanzata, svolge la delicata funzione educativa nei confronti dell’utente e dei suoi familiari. Tra i più importanti interventi ritroviamo il self – management dell’assistito il cui compito è quello di migliorare la qualità della vita dei pazienti cronicizzati riducendo i costi legati alla sua assistenza. Nello svolgere il suo compito, l’infermiere ,si trova di fronte problematiche cui deve far fronte per lo svolgimento corretto e completo della sua attività quali: una gestione frammentata dei servizi, un sistema di comunicazione carente, problematiche legate all’ambiente di lavoro e gli aspetti relazionali con i caregivers, adeguamento alle tempistiche soggettivamente presenti dell’assistenza degli altri professionisti del team di cura.
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Come dimostrato ampiamente tali problematiche insorgono sin dall’incontro preliminare e dipendono anche delle organizzazione dei servizi che possono risultare carenti dal punto di vista gestionale e pratico. Gran parte di questi problemi possono trovare soluzione tramite l’attuazione di specifici interventi che prevedano la continuità assistenziale, attraverso l’utilizzo di strumenti condivisi dall’ospedale e dal territorio per far fronte alla frammentarietà dell’assistenza. La molteplicità degli approcci adottabili trova un comune denominatore nel considerare la valutazione come un’attività di ricerca che permetta l’individuazione, la raccolta e l’uso di informazioni relative ai mutamenti intervenuti negli utenti: la collezione, l’analisi e l’interpretazione di tali informazioni possono essere usate per dare un giudizio di merito 36 sull’efficacia del processo formativo nel suo complesso. Nei casi in cui l’UVDM, utilizzata come porta unica di accesso ai servizi, viene condotta in modo completo e coerente con l’aspetto normativo, seguita da un progetto di educazione realizzato ad hoc per il soggetto coinvolto, si crea un circolo di lavoro di rete che permette di individuare continuamente obiettivi nuovi da raggiungere aiutando il soggetto ad uscire, per quanto possibile, dalla situazione di marginalità in cui era inserito. Per tutta questa serie di motivi, credo che un percorso del genere, rappresenti una metodologia molto valida da utilizzare nel lavoro sociale perché permette di puntare al miglioramento di tutte le problematiche di cui il soggetto è portatore.
Molto interessante